Il sito rinnovato della parrocchia prende il via quando stiamo per entrare nell’atmosfera solenne della quaresima, che ci conduce al vertice dell’anno liturgico, dove risplende il triduo pasquale di passione, morte e risurrezione, con il suo fulcro nella veglia pasquale.
Il sito è un’occasione di presenza nella società in cui si vive, fieri di poter essere, anche attraverso questo mezzo, interpreti della fede e testimoni della speranza. E’ questa un’occasione di dialogo con tutte le persone che il Signore ci pone accanto lungo il cammino della vita, memori delle parole di Gesù: “andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo a ogni creatura”; uscir fuori dal perimetro dei luoghi di culto, scendere dal monte della trasfigurazione, andare alle periferie esistenziali (papa Francesco) è motivo di impegno lungo le strade degli uomini, superando clericalismo e anticlericalismo, due dure malattie che si nutrono a vicenda.
Il sito è invece un’occasione di confronto con tutti coloro che, pur partendo da convinzioni diverse, sono impegnati nella ricerca della verità ed è la Verità a renderci liberi, come sostiene l’evangelista Giovanni. Il dialogo a volte è difficile soprattutto in campo etico, dove il cristiano non di rado incontra delle difficoltà nel presentare le sue “ragioni”, di fronte al nuovo ordine libertario (nel quale ciascuno è invitato a vivere secondo il proprio desiderio e a realizzarlo costi quel che costi) che appare come nuovo conformismo, diversa forma di alienazione.
E’ questa per noi un’occasione di rendere partecipi gli altri dei motivi del nostro essere credenti, della nostra identità; «Ciò che era fin dal principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il verbo della vita… noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi» (1 Gv 1-3). Non si può tacere; come afferma San Paolo: «è per me un dovere annunciare il Vangelo».
E lo facciamo da seguaci di Gesù, mettendoci in cammino ogni giorno a volte percorrendo la via lucis, a volte la via crucis, consapevoli che nell’una e nell’altra condizione egli ci precede e ci accompagna; la nostra bisaccia del pellegrino non contiene molto, solo la Bibbia, che illumina il cammino, indicandoci la direzione da prendere, e il pane quotidiano da condividere con i compagni di viaggio, con cui siamo chiesa; una chiesa come possibile <<presidio di autentico umanesimo, spazio di dialogo e di recupero di principi condivisi, luogo di confronto tra etiche e atteggiamenti individuali e sociali diversi ma non per questo automaticamente contrapposti ed escludentisi a vicenda» (E. Bianchi).
La quaresima in cui entriamo, avendo ancora a che fare con la pandemia, ci accompagna alla Pasqua: evento di passione morte risurrezione; la passione che dice interesse, coinvolgimento, ardore, slancio,che sempre deve sostenere ogni nostra iniziativa, ogni nostra azione e relazione, ogni nostro impegno ma passione dice anche capacità di portare il peso e la sofferenza che il cammino comporta, convinti, come sostiene uno scritto medievale, che «sine dolore non vivitur in amore»; passione che è impegno in prima persona e assunzione del rischio; oltre la passione lamorte, il limite creaturale, che esige quindi umiltà nel porci, senza pretese di verità che non siano incarnate nella storia; morte che dice violenza, lutto, pianto, assenza, silenzio, attesa; capacità di non pretendere tutto e subito; morte che dice di sapersi fidare del Signore comunque e sempre anche nell’oscurità, anche quando tutto sembra perduto, che dice capacità di «sperare contro ogni speranza»; e infine la Pasqua che Risurrezione, vita nuova, vita libera, vita non soggetta a limite e condizionamento: aspirazione profonda di ogni persona; risurrezione quale fondamento su cui si poggia la nostra fede e la nostra speranza; intervento potente di Dio nella storia dell’uomo per salvarlo, grazie al suo amore da cui nulla “potrà mai separarci… in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,39). La Pasqua dice passaggio da una condizione di schiavitù a una condizione di libertà; il popolo credente non è più schiavo delle sue paure, non si sente più inseguito dal faraone e dal suo esercito (quanti faraoni anche oggi con i loro eserciti che tentano di rendere schiavi gli uomini), per questo può finalmente cantare la sua libertà; passaggio da una condizione di peccato a una condizione di grazia; passaggio da una condizione di morte a una condizione di vita; dunque il cammino ha direzioni e mete precise. Come plasticamente manifesta la quaresima questo cammino impegna tutta la persona, dalla testa (cenere del mercoledì delle ceneri) ai piedi (lavanda del giovedì santo), dalla nostra testa ai piedi degli altri, conversione (cenere in testa) e servizio (lavanda dei piedi). E’ questo il cammino concreto e fattivo della vita cristiana, dell’amore cristiano. Partiamo dalla nostra conversione per giungere all’altro con la sola volontà di amarlo e servirlo.
Allora inoltriamoci in questo cammino quaresimale che ci conduce all’ora suprema di amore e morte, quella del Calvario, dove nella lontananza creatasi tra il Gesù e il Padre si è fatto posto a tutti noi peccatori, ad ognuno di noi. Infatti da quando Gesù è morto sulla croce, non c’è situazione umana di violenza, di umiliazione, di sopraffazione, di ingiustizia, di sofferenza, di abbandono, di morte, che non sia stata e non sia da lui sperimentata e condivisa con l’uomo, per amore. Dal momento che Gesù è morto, in nessuna situazione, nemmeno nell’estrema e oscura esperienza della morte, l’uomo è solo.
Tutte le vittime della violenza e dell’oppressione, tutti coloro i cui volti sono sfigurati dal dolore e dalla malattia, tutti coloro che con «passione» vivono la vita, portando sulle spalle e nel cuore il peso della croce,tutti i crocifissi della storia,tutti coloro che sono stanchi e delusi dalla vita,tutti coloro che non comprendono l’agire misterioso e insondabile di Dio,tutti coloro che non credono più in sé stessi,tutti coloro che sperimentano il calice amaro della solitudine e dell’abbandono, gridando i loro «perché?» senza risposta, tutti coloro che «vivono nelle tenebre e nell’ombra della morte», tutti coloro che soffrono nell’impotenza di fronte al dolore proprio e altri, ai mali della società (droga, alcool, pornografia, violenza, schiavitù varie), tutti i feriti dalla vita nel corpo e nello spirito, da che Cristo è morto sulla croce non sono più soli.
Gesù aveva già preannunciato nel vangelo «se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se muore porta molto frutto»; «chi vuol salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo la salverà».
Lungo il faticoso e tortuoso cammino della vita, l’augurio è che possiamo incontrare «colui che pende dal legno» e sperimentare che percorre lo stesso sentiero, condivide le medesime situazioni umane, incondizionatamente, fino alla fine, fino alla morte. Auguri.
Don Bruno Lancuba